Nell’antichità il territorio di Pecetto era una zona di transito e già in epoca precedente alla colonizzazione romana si estendevano due direttrici principali: una attraversava la collina nei pressi dell’attuale passo dell’Eremo o dj’Arsete, l’altra aveva un tragitto pedecollinare. I Taurini fecero del luogo oggi conosciuto come Bric San Viter, a poca distanza dal passo dell’Eremo e in posizione dominante su tutto il versante meridionale della Collina Torinese, un centro di scambio con gli altri popoli Liguri. I Romani trasformarono questi percorsi in strade di collegamento fra Carreum Potentia (Chieri) e Augusta Taurinorum (Torino). Lungo la strada pedecollinare, alla fine del primo millennio si trovavano diversi villaggi e castelli: Celle, Trofarello e Covaccio (presso Valle San Pietro), mentre sul Bric San Viter aveva il suo castello il signore di Monspheratus, con dominio su tutta la parte alta della Collina, il quale entrò in contrasto con l’espansione di Chieri ai tempi del Barbarossa.
Per tutto l’alto medioevo tuttavia il territorio collinare di Pecetto conservò le sue caratteristiche di selva planiziale, sui cui bricchi e poggi più aridi prevaleva o era esclusiva la “pèssa” (il pino silvestre). Il libero comune di Chieri, dopo il Barbarossa, ebbe un periodo di grande prosperità e sviluppo economico e un crescente bisogno di nuove terre da coltivare per sfamare la popolazione crescente della città e procurare le materie prime per la nascente industria tessile; all’inizio del XIII secolo acquistò ed andò ad abbattere e a mettere a coltura la selva esistente ad Ovest, dove nacquero numerosi insediamenti tra cui: Molinetto, Canape, Cassano, Passajran e Pecetto; quest’ultimo aveva anche una funzione di controllo sul territorio, in particolare verso Revigliasco. Infatti Chieri prima concesse la sua cittadinanza agli abitanti di Covaccio, poi acquisto ne luglio 1224 il sito per costruire il nuovo villaggio e una propria Torre. Nel 1227, a ottobre, “Pecetto” aveva già la sua Torre con ricetto e la sua chiesa dedicata a S. Maria della Neve e, nel 1229, il borgo era pienamente riconosciuto tra i villaggi di Chieri.
Pecetto visse sotto l’ala protettrice di Chieri e la sua prosperità le permise di costruire o ricostruire nel 1400 la chiesa di San Sebastiano e di farla affrescare da grandi artisti. Nel 1602 il Venerabile Alessandro da Ceva, finanziato dal duca Carlo Emanuele I, costruì il sacro Eremo dei Camandolesi; lo stesso Duca nel 1514 diede autonomia comunale a Pecetto Torinese; nell’assedio di Torino del 1706 vediamo i francesi arroccati al Bric della Croce, al monte Capra e al passo dell’Eremo o dj’Arsete; nei decenni successivi la Compagnia del Batù abbellisce e amplia la propria Chiesa o della Confraternita; tra il 1732 e il 1737 viene costruita, su disegni del giovane architetto Bernardo Vittone, la nuova chiesa Parrocchiale dedicata, come la preesistente, a S. Maria della Neve; sotto l’amministrazione napoleonica l’Eremo dei Camandolesi viene soppresso e successivamente venduto e abbattuto, lasciando solo il campanile, una cella, la foresteria e la torre.
La proprietà denominata “Torre dell’Eremo” nel dicembre 2004 è stata donata dalla Provincia Ligure e Piemontese dei Padri Somaschi al Sermig, perché la utilizzasse secondo gli scopi statutari della Fondazione e dell’Associazione Sermig, in particolare per quel che riguarda il servizio alle persone in difficoltà e la formazione dei giovani. L’Eremo ospiterà un’accoglienza diurna per ragazzi diversamente abili, occupati in laboratori legati all’agricoltura: serre e coltivazione di piccoli frutti, allevamento di animali da cortile, produzione di formaggi, apicoltura, laboratori per la trasformazione dei prodotti alimentari. La struttura sarà dotata di 25 posti letto, di una cucina e relativa mensa per 100 persone, di aule per incontri e sala conferenze da 150 posti per consentire l’ospitalità a giovani che da soli o in gruppo vorranno incontrarsi con il silenzio.